Scrivere un curriculum è sempre stato un compito difficile. Ho chiesto consigli altrove perché doveva essere letto e valutato da sconosciuti. Chi mi diceva di scrivere tutto in una pagina, chi di scrivere le mansioni e di riportare i risultati, che il formato europeo era (è) la morte, chi di omettere i dati sensibili, chi registrarsi solo su LinkedIn e lì iniziare a confrontarsi con persone affini. Perché sai Katia, conta il network.
Quanta confusione.
Scrivere il curriculum nel 2022 è un terno al lotto.
Alla fine, in vita mia, ne ho scritto solo uno di curriculum vitae. Accattivante, sintetico e l’ho adattato di volta in volta, in base a chi doveva leggerlo. E i lavori sono arrivati sempre. Ma oggi? A dirla tutta il cv (quella paginetta) non mi rappresenta più, anzi il cv mi è sempre stato un pò stretto. Limitante. È un elenco di esperienze fatte nel passato (anche se recente) in aziende piccole, medie e grandi. Ma io non sono più solo quella lista di esperienze, di studi, di corsi, di risultati e obiettivi raggiunti. Mi sono evoluta. Sono migliorata.
SCRIVERE UN CURRICULUM di Wisława Szymborska
Nel frattempo, in questi due anni di pandemia, il mondo (non solo del lavoro) è cambiato. Io sono cambiata. Mi sono venute in mente le parole della poetessa Wisława Szymborska
SCRIVERE UN CURRICULUM
Cos’è necessario? È necessario scrivere una domanda, e alla domanda allegare il curriculum. A prescindere da quanto si è vissuto il curriculum dovrebbe essere breve. È d’obbligo concisione e selezione dei fatti. Cambiare paesaggi in indirizzi e ricordi incerti in date fisse. Di tutti gli amori basta quello coniugale, e dei bambini solo quelli nati. Conta di più chi ti conosce di chi conosci tu. I viaggi solo se all’estero. L’appartenenza a un che, ma senza perché. Onorificenze senza motivazione. Scrivi come se non parlassi mai con te stesso e ti evitassi. Sorvola su cani, gatti e uccelli, cianfrusaglie del passato, amici e sogni. Meglio il prezzo che il valore e il titolo che il contenuto. Meglio il numero di scarpa, che non dove va colui per cui ti scambiano. Aggiungi una foto con l’orecchio scoperto. È la sua forma che conta, non ciò che sente. Cosa si sente? Il fragore delle macchine che tritano la carta.