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    Lavoro, contratti, persone e rispetto

    Vignetta di Katia Mariani Firenze, gennaio 2006

    Non c’è più rispetto neanche tra di noi.

    Contratti a tempo determinato, indeterminato, co.co.pro ci.ci.ci… Pi pi pi… Va beh ma di cosa stiamo parlando? Di contratti di lavoro, giusto, ma solo in apparenza e in parte.
    Perché il modello contrattuale di tanti giovani d’oggi è solo una copertura per nascondere una questione più profonda e importante.

    La considerazione della persona intesa come essere umano.
    Mi spiego meglio… I contratti da sempre servono per stabilire degli accordi, uno scambio, perché vi siano regole, diritti e doveri da rispettare da ambo le parti. Parliamo di chiarezza e trasparenza, sancita dalla firma delle due parti che stipulano questo accordo.

    Io azienda, stabilisco delle regole, le formalizzo su un contratto, a te poi decidere se accettare oppure no. Bene, in linea di massima fin qui tutto bene.

    Passa un po’ di tempo, si, dalle esperienze che sento e che ho raccolto e ho sentito nel corso degli ultimi otto anni di solito passa qualche mese e ti ritrovi…

    A fare straordinari non pagati, a svolgere mansioni che non erano state concordate, a cercare in tutti i modi di uscire da una situazione che non era quella che ti avevano raccontato.
    Ormai le aziende si attaccano alla crisi, al momento difficile per cercare di spremere più che possono i lavoratori, che vuoi perché c’è il mutuo, vuoi che tengono famiglia e figli, la macchina da pagare subiscono o meglio collaborano senza lamentarsi.

    Non parliamo neppure della situazione delle donne e del lavoro… Situazione pietosa! E io che vorrei così tanto fare una famiglia… 🙂

    Sapete cosa? Non è neppure questo il problema, no signori e sig ore mie, possiamo passare sopra anche a questo, ci teniamo al nostro lavoro, cerchiamo di svolgerlo con la famosa passione che ci arde dentro… No?

    La faccio breve, la cosa insopportabile di tutta questa storia è… Che si da tutto per scontato! La disponibilità viene presa, considerata ovvia, perché si desume che una persona dedichi la vita solo al lavoro. Non possiamo avere una vita sociale, almeno non fino alle otto di sera almeno… La disponibilità non si chiede più, non esiste il per favore, per cortesia, no, bisogna! È urgente! Deve essere assssolutamente fatto! Poi, alla fine della fiera, neppure un grazie.

    Così un bel giorno, dopo aver dedicato tanti anni all’azienda in cui credevi e a cui hai dedicato tanto tempo che non risultava da nessun contratto etc. Etc. Ti lasciano a casa per… Ehm… Boh, qui aggiungete un po’ voi una scusa qualsiasi a caso…

    Su questi discorsi una persona, un giorno mi ha detto: ma chi te lo fa fare, non ti riguarda, non combattere la guerra degli altri.
    Questa persona si sbagliava, non oggi, non domani, ma può capitare ad ognuno di noi.

    Siamo persone, siamo esseri umani meritiamo rispetto.

    Katia Querin
    Katia Querinhttp://www.katiaquerin.it
    Ciao sono Katia! Scrivo da sempre. Mi riesce facile mettere nero su bianco pensieri ed emozioni. Dal 2010 dico la mia sulla società grazie alle evoluzioni del digitale, i voli pindarici del marketing ed il potere della narrazione.

    2 COMMENTS

    1. Concordo con tutto. Poi tutta sta storia mi fa ricordare un periodaccio, per fortuna oramai lontanissimo…
      A sta gente, brutte persone dentro, cosa dobbiamo dire ? Fanno finta di non sentire. Si girano dall’altra parte. Ci considerano intercambiabili e noi di reazione ci sentiamo in “affitto”. I lavoratori “normali”, offrono quello che hanno…tempo e istruzione. Perché dobbiamo regalare gli unici beni di scambio ? Costa uno sforzo enorme dire di no, ma abbiamo sempre una scelta. Ricordiamocelo.
      Poi c’è che tra colleghi non facciamo gruppo, non sentiamo nostri i problemi del collega, pensiamo solo a noi (ecco qui l’ironica frase “cassi tui”)e allora la cosa diventa ancora più pesante. Oltre ad essere in affitto, con l’acqua in casa, abbiamo pure dei vicini stronzi. Et voilà!

    2. C’è poi da aggiungere un’altra cosa. si potrebbe avere una vita sociale dopo le 8 di sera. ma tante volte lo stipendio è talmente ridicolo che si è è costretti ad arrotondare in qualche modo. per cui ecco che la vita sociale passa in terzo piano risolvendosi in qualche minuto di chat..

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