Creatività. Una parola dalle mille sfumature. Ieri ho incontrato due vecchi amici, un fotografo ed un musicista. Li ammiro perché entrambi vivono d’arte e per me dietro a questo c’è sempre un che di coraggiosamente maudit.
Bei lavori. Grande studio, grande tecnica. Talento, sperimentazione.
Due conversazioni, due punti di vista.
Creatività
Uno illuminato, positivo, costruttivo l’altro affaticato e astioso nonostante i complimenti del caso. Il primo parlava di come il web abbia rivoluzionato tutto, di come sia semplice per lui scoprire accordi e tecniche raffinate, di come ancora una volta abbia invertito il giorno con la notte per via del rock, di come sia certo che la musica sia IL collante per i ragazzi. E di aver individuato due promesse, due talenti da seguire in due suoi allievi. Vive di quel che la musica gli può dare, insegnamento e concerti. Un vero rocker, stile fabulous Eighty.
Networking
L’altro invece mi ha stupito. Non mi ha parlato di progetti, di cosa lo ispiri ma di contatti, di quanto sia difficile creare relazioni di un certo tipo. Touché ! E’ sempre lo stesso discorso, lo vedo, lo sento, lo respiro ogni giorno. Vivere di contatti.
Allora ho pensato che differenza passa tra un creativo e un artista ? Vivono di contatti.
Il processo creativo
Al creativo che gli si dica “inventa un mondo per questa pentola” oppure “per questo telefono” non fa poi tanta differenza, ci sono delle regole, ricerche, analisi, confronti, insomma tutto un’iter per arrivarci… Non ha il fuoco sacro, ha solo un’attitudine, una propensione al bello.
Un artista, anche dilettante, ha il bisogno imperante di esprimersi, continua a ricercare, perfezionare la sua arte. Il suo sentimento deve trovare uno sbocco, l’energia che ha dentro deve trovare una forma. Una sua personale forma.
Il fuoco sacro
Il fuoco sacro si placa per poi riaffiorare in altra opera. Non c’è tempo, non c’è spazio per queste persone, è un bisogno impellente. Un altro mio amico, pittore, dipinge ad orari incredibili e da corpo ad emozioni che pensavo non potessero essere visivamente rappresentate. C’è spessore dietro quello che fa e una galleria infatti l’ha capito, coltivato, continua a sostenerlo anche nei suoi momenti bui.
Un’artista può anche fare opere su commissione per terzi ma bisogna lasciarlo fare, dargli carta bianca. Sennò diventa un esecutore, un bravissimo esecutore. Come i creativi di oggi, spinti spesso dal contatto sacro.
Concordo sull'azzeccata distinzione tra creativo e artista, descritta molto bene. Una figura che ben incarnava per quanto possibile questi due aspetti è David Carson che a suo tempo ha stravolto il modo di impaginare i giornali e le riviste creando un suo stile fatto di font di varie dimensioni, stravolgendo e distruggendo le gabbie… All'inizio non gli imponevano nulla, i grandi brand volevano cavalcare l'onda e gli davano carta bianca, massima libertà di creare e interpretare…
Altra storia, altro discorso. Hai ragione, alcuni di noi hanno un fuoco dentro che li porta a esprimersi in tanti modi differenti. A me piace cantare, suonare la chitarra, scrivere… Ogni tanto viene fuori una di queste necessità che mi permettono di esprimere emozioni che non riuscirei a sfogare in altri modi.
L'artista vive di emozioni, belle o brutte che siano, di pensieri che elabora e poi ributta fuori in vari modi, il creativo segue dei processi più definiti che ad un certo punto, con l'esperienza diventano quasi meccanici.
Mi stò dilungando troppo 🙂
Il contatto sacro poi… Merita un post tutto suo! 😉
Argomento interessante!
Si. Credo tu abbia visto giusto. L'artista deve avere la creatività dentro, più un valore aggiunto che non si può imparare. Il creativo può avere anche molto "mestiere"
E non è detto che poi l'artista sappia mettere a frutto , far coincidere e incanalare il tutto.
Mi vengono in mente lunghe discussioni con amici architetti che intendono la loro attività come arte. Spesso ti dicono che loro sono dei "creativi" (intendendo artisti) e che il cliente non può intercedere. Il progetto non si discute. E a poco vale che io gli ricordi che in quanto assunti da me per un lavoro li posso anche licenziare quando voglio.
Eguale discorso vale spesso anche tra un lavoro artistico e uno artigiano. Quando l'artigiano non è più tale ma diviene artista. E£ se esiste un momento di passaggio.
Il Brustolon, ad esempio …cosa era?
Bravissima hai tirato fuori dal cilindro un'ottima considerazione.
Credo succeda spesso con la musica. Gli artisti sono pochi. Moltissimi i creativi.
Grazie che ci fai riflettere sulle cose.
Grazie mille a voi che avete il tempo e la voglia di continuare a seguire i miei discorsi 🙂
per il contatto sacro vedrò di ricamarci un post degno di nota 😉