sabato, Novembre 2, 2024
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    Marco Fantin, una vita per la musica

    Marco Fantin, musicista ed insegnante a Casara della Delizia

    Quando si parla di musica rock ognuno di noi pensa al proprio gruppo preferito… Gun’s and Roses, Ministri, Verdena, Led Zeppelin, Metallica, Rolling Stone o Vasco. Insomma un bel patchwork di sogni, desideri, immagini, video, canzoni, stile di vita libero. Io associo il rock ad un caro amico Marco Fantin ed a un film Almost Famous. Li accomuna il ritratto sincero, onesto, spietato del rock e la passione vera ed autentica per la musica.

    Ho chiesto a Marco di raccontarmi la sua scelta di vita: fare il musicista. Entusiasta mi ha detto di sì: il risultato è un pomeriggio di chiacchiere a ruota libera sul rock, qualche incursione sulla società di oggi.

    Marco hai scelto di vivere di musica. Come te la passi ?

    Non è facile vivere di musica perché ci sono momenti molto buoni e altri meno. Vedi, si parla di precariato ma io sono precario da una vita, sono abituato, sapevo a quello che andavo incontro…

    Spiega meglio…

    La mia è stata una scelta azzardata, sono stato spesso criticato. Una volta se i tuoi erano agricoltori dovevi farlo anche tu. Se nascevi operaio il massimo che ti poteva succedere era trovare un posticino, ben pagato, stabile. Ora invece è tutto ribaltato, l’operaio, l’impiegato, l’insegnante, la commessa persino i bancari vivono sul filo perché vengono licenziati senza motivo e non sanno come gestire l’imprevisto, i momenti di altalena. Mi spiace molto perché io ho scelto consapevolmente la mia vita e i rischi loro no, subiscono le scelte del sistema. Qualcun altro ha deciso per loro.

    Quindi?

    Vivere di musica non lo consiglio, uno lo deve sentire. Ed è il rock che ti sceglie. O meglio quando vivi situazioni estreme (ndr. Marco ha perso la mamma a 14 anni dopo una lunga malattia, il babbo ha avuto una paresi invalidante a soli 45 anni) che ti segnano dentro per sempre devi trovare un faro, una guida, una cosa che ti appassiona così tanto da ritrovare il sorriso. Ognuno di noi ha un’attitudine latente, un fuoco, un talento. Io ho fatto la mia scoperta a 6 anni.

    A 6 anni suonavi?!

    Nooo A 6 anni ho scoperto il rock. A quei tempi (ndr Marco ha 46 anni) c’erano solo 3 canali in tv: Rai 1, Rai 2 e Telecapodistria. Ascoltavo rapito i concerti di Andrés Segovia ma dopo un pò mi annoiavo. Poi la bomba, su Telecapodistria trasmettono il concerto dei Deep Purple e sono impazzito per Ritchie Blackmore. Mi sono detto, devo avere una chitarra così e suonare come lui. 

    Hai avuto un mentore? Chi ti ha sostenuto?

    Devo moltissimo a Luigi Pellissetti, mi ha aiutato a scuola, mi ha dato dritte importanti. Ma la musica era solo un aspetto, per me Luigi è un filosofo, parlavamo pomeriggi interi di tutto. Mi ha aiutato a costruire la mia personale visione del mondo, nell’essere un consumatore consapevole e non passivo. Perché vedi, la musica è lo specchio della società, il Conservatorio è importante ma è così staccato dalla vita reale. L’armonia moderna è jazz, blues, fusion, indie. Il Conservatorio ti da sì un ordine mentale ma c’è tanta polvere sopra i libri !!! E dovrebbe aprirsi al nuovo, perché ci sono tanti musicisti bravi, di talento che potrebbero dare tanto… Ma sai le posizioni di prestigio esistono ovunque, chi li sposta più? Come la politica no? Chi ci governa ci vuole incasellati, al nostro posto, contribuenti non pensanti, codici a barre.

    Prima canzone suonata?

    Il riff Smoke on the water dei Deep Purple!!!

    Insegni musica giusto?

    Sì, insegno musica nei dopo scuola, ai ragazzi, ma anche ai coetanei quarantenni che vogliono imparare! Grande energia stare in mezzo ai ragazzi, peccato che la riforma Fornero stia mettendo tutto in discussione. Purtroppo mancano i fondi e gli insegnanti sono costretti ad aprire la partita iva oppure a lavorare con i buoni lavoro, ti rendi conto?

    Fai sempre serate?

    A beh, quello da sempre è il mio lavoro! Ho suonato con tanti musicisti, anche per 2 anni e mezzo con l’orchestra, poi ho fatto duetti con il Pachi e Anna Antonelli. Continuo a fare serate anche se i locali dove suonare sono sempre meno. Li capisco comunque i locali: SIAE, Enpals, contabilità, non ci sono agevolazioni. Vanno molto i DJ, costano meno… Se noti le radio non sono in mano alla musica ma ai DJ. Bisogna muoversi in più direzioni, la musica è come un occhio: si sposta continuamente.

    Talenti nostrani?

    Ivan Odorico (ex Slowmotion Apocalypse) ed Enrico Fabris. Suonano metal nordico, estremo. Sono davvero bravi, energici, amano la musica da perdere le notti per fare le prove. Suoneranno con il nuovo gruppo Fake Idols a San Giovanni di Casarsa il 21.06 alla Metal Night, per gli appassionati di metal. Ma il talento senza anima è solo virtuosismo, i giapponesi per esempio sono dei mostri ma non trasmettono emozioni che toccano in profondità. Un grande riff è quello che supera la prova del tempo.

    Cosa ne pensi del web?

    Non so, mi sembra un mare, un magma, arrivo sempre lungo a capire questi mezzi. Non ho neppure la tv e sono stato uno degli ultimi a comprarmi il cellulare, che poi ho questo preistorico… Mi piace stare in mezzo alla gente. Riconosco che internet è figo perché trovi tutto quello che vuoi.

    Consigli?

    Non siate timidi. Sappiatevi vendere come gli americani! Il palco è un mostro ma bisogna saperlo tenere, perché la gente vuole magia, atmosfera… poi si accorgerà che siete bravi.

    Katia Querin
    Katia Querinhttp://www.katiaquerin.it
    Ciao sono Katia! Scrivo da sempre. Mi riesce facile mettere nero su bianco pensieri ed emozioni. Dal 2010 dico la mia sulla società grazie alle evoluzioni del digitale, i voli pindarici del marketing ed il potere della narrazione.
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