Giulia Maria Crespi ci ha lasciato a 97 anni. Fu discendente della famiglia di cotonieri lombardi, cugini dei proprietari della fabbrica di Crespi d’Adda. Era chiamata la zarina, appellativo, di cui si dice, andava fiera. A metà anni 60 ereditò il Corriere della Sera che volle più vicino alla sinistra italiana. Quella scelta e, in seguito l’allontanamento di Montanelli dal Corriere, suscitò forte clamore. Fu tenace, persuasiva, insistente. Nella sua autobiografia Il mio filo rosso (Einaudi), pubblicata nel 2015, racconta che fu lei ad insistere perché Indro Montanelli si occupasse dei rischi ambientali di Venezia e della la Laguna. Nel 1975 fondò il FAI per recuperare e salvaguardare dalla decadenza e dall’oblio luoghi d’Italia di grande bellezza.
FAI – Fondo Ambiente Italiano
Amava ripetere la frase
Chi ha avuto molto, deve dare molto
Merate, 6 giugno 1923 – Milano, 19 luglio 2020
convinta del ruolo che il volontariato svolge nella società civile. Salvaguardia e tutela, certo, ma anche azione concreta. Di qui l’idea del FAI nel 1975 che fondò con Renato Bazzoni e di cui è stata fino all’ultimo l’anima ispiratrice. La formula era ambiziosa: convincere imprenditori, banche, aziende pubbliche a donare i beni oppure a rilevarli cedendoli al FAI per metterli in sicurezza e renderli fruibili. È lei la prima a metter mano al portafoglio. Con 500 milioni di lire acquista il monastero di Torba, in provincia di Varese. Giulia Maria Crespi si è spesa tantissimo per il FAI. Iniziative per salvaguardare sia singoli edifici, singole opere d’arte, sia aree pregiate, boschi. A 45 anni dalla sua fondazione, il FAI è ora una grande impresa culturale no-profit nazionale e le giornate del FAI sono uno straordinario successo di pubblico.
Onorificenze
Nel 2003 diventa Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana. “Per il notevole impegno civile, sociale e culturale a favore della collettività.” Presidente della Repubblica Ciampi.
Nel 2007 l’Università di Bologna le conferisce la Laurea Honoris Causa in Storia dell’Arte.
Il 19 luglio 2020 il FAI la ricorda con un tributo commosso e sincero.
«Una creatività inesauribile, una riluttanza per i compromessi, una passione per il dialogo, una singolare unità di ideali e concretezza, una noncuranza per le difficoltà – tanto più stimolanti quanto ardue – e una mai incrinata perseveranza ne hanno fatto una figura impegnativa per chiunque avesse a che fare con lei, ma al tempo stesso un esempio inimitabile e senza sfumature di ideali civici e di passione per la vita, per la cultura e per l’ambiente».
Becoming di Michelle Obama è una biografia corposa, appassionata, di ben 500 pagine, scritte con cura maniacale. Il suo libro è stato un clamoroso successo tanto da essere il bestseller americano del 2018. Da poche settimane è anche uscito il documentario che racconta il tour di presentazione della biografia.
Becoming di Michelle Obama
Durante la Pandemia sono stata letteralmente catturata dalla lettura di Becoming. Il libro mi è piaciuto tanto perché è il ritratto di una donna forte, di umili origini e di come sia restata fedele ai suoi valori. L’onestà, il duro lavoro, il coraggio, la cultura, la preparazione certosina, l’importanza di costruire una famiglia ma anche di realizzarsi nella professione. Michelle Obama ha portato avanti tutto quanto con grande impegno e determinazione. E, insieme a Barack Obama, è riuscita nella grande impresa: migliorare la qualità della vita dei cittadini americani. Ma la vita è sempre un divenire.
La Storia di Michelle Obama
In Becoming scopriamo che Michelle Obama si è data da fare fin da piccina. Ha studiato con profitto e con tenacia. Ha sempre lavorato. Inizialmente come avvocato, poi si è dedicata al bene comune, mettendo a disposizione le sue capacità negoziali del sociale. Per tre anni è stata direttrice esecutivo della sezione di Chicago di Public Allies, che ha lo scopo di aiutare i giovani a costruirsi una carriera nel settore pubblico e no profit. In seguito, ha lavorato per l’ospedale dell’Università di Chicago dove ha investito tempo ed energia per migliorare i rapporti con i cittadini del quartiere e creare un servizio che fornisse un’assistenza sanitaria accessibile a migliaia di abitanti di South Side. In seguito ha lavorato per il Sindaco di Chicago.
First Lady
Il resto è storia. Michelle Obama è stata la first lady degli Stati Uniti dal 2009 al 2017. È stata l’ideatrice di Let’s Move! una grande iniziativa per la promozione e diffusione di uno stile di vita sano. Ha portato avanti la battaglia contro l’obesità dei bambini, meno merendine e surgelati a favore di cibo, frutta e verdura fresca. Il simbolo di tutto ciò è l’orto della Casa Bianca da lei fortemente voluto e creato. I grandi incontri: la Regina Elisabetta II a Buckingham Palace e Nelson Mandela in Sud Africa. Entrambi sono stati per Michelle degli insegnamenti preziosi. Con Mandala ha capito che il vero cambiamento ha tempi lunghi, non è questione di mesi e di anni, ma richiede decenni e vite intere. E poi l’umanità della Regina Elisabetta II che nonostante il continuo chiacchiericcio che la circorda, il rigido protocollo e la formalità che il suo ruolo richiede si è messa (ed è) al servizio del suo popolo dal 1952. Ovvero, è da 68 anni. La ragione di vita della Regina Elisabetta II è la Gran Bretagna.
Barack e la famiglia
Michelle Obama è anche una moglie innamoratissima di Barack Obama, uomo con una visione chiara e per questo straordinario nel perseguire il suo obiettivo. Ovvero cambiare la vita di tutti gli americani, dar voce a chi aveva perso fiducia, del resto è leggenda Yes we can. Michelle mamma vigile e affettuosa e, nonostante tutti gli impegni da First Lady, sempre presente nel suo ruolo di madre. E poi la Michelle che adora pianificare, fare liste, ottimizzare il tempo, curare le cose fin nel dettaglio. Quella che invita spesso i bambini alla Casa Bianca. Michelle sa essere empatica: riconosce il dolore delle famiglie dei militari ed è efficace nei suoi celebri discorsi alle ragazze nelle scuole ed Università. Insomma un talento anche nella società, quella che è riuscita a mantenere nel tempo le amicizie di lunga data.
Becoming – Trailer e Documentario su Netflix
Michelle Obama ha accompagnato l’uscita del documentario Becoming con una lunga nota per il pubblico, contrassegnata dall’invito a coltivare proprio l’empatia in questo periodo di crisi sanitaria ed economica globale.
Nota di Michelle Obama
Sono entusiasta di informarvi che il 6 maggio Netflix pubblicherà BECOMING, un film documentario diretto da Nadia Hallgren che racconta la mia vita e le esperienze che ho vissuto durante il tour dopo l’uscita del mio libro di memorie. Quei mesi che ho trascorso viaggiando – incontrando e connettendomi con persone nelle città di tutto il mondo – hanno confermato l’idea che ciò che condividiamo in comune è profondo e reale e non può essere confuso. In gruppi grandi e piccoli, giovani e vecchi, da soli e insieme, ci siamo riuniti e abbiamo condiviso storie, riempiendo quegli spazi con le nostre gioie, preoccupazioni e sogni. Abbiamo elaborato il passato e immaginato un futuro migliore. Parlando dell’idea di “divenire”, molti di noi hanno osato pronunciare ad alta voce le nostre speranze.Apprezzo i ricordi e quel senso di connessione ora più che mai, mentre lottiamo insieme per resistere a questa pandemia, mentre ci prendiamo cura dei nostri cari, aiutiamo le nostre comunità e proviamo a tenere il passo con il lavoro e la scuola mentre affrontiamo enormi quantità di perdite, confusione e incertezza.In questi giorni è difficile sentirsi sicuri o pieni di speranza, ma spero che, come me, troverete gioia e un po’ di tregua in ciò che Nadia ha fatto. Perché è un talento raro, qualcuno la cui intelligenza e compassione per gli altri arriva in ogni fotogramma che gira. Ancora più importante, capisce il significato di comunità, il potere della comunità e il suo lavoro è magicamente in grado di descriverlo.Come molti di voi sanno, sono una che abbraccia. Per tutta la vita, l’ho visto come il gesto più naturale ed equilibrante che un essere umano possa fare verso un altro – il modo più semplice per dire “Sono qui per te”. E questa è una delle parti più difficili della nostra nuova realtà: le cose che una volta sembravano semplici – andare a vedere un amico, sedersi con qualcuno che stava male, abbracciare qualcuno di nuovo – ora non sono affatto semplici.Ma sono qui per voi. E so che siete qui l’uno per l’altro. Anche se non possiamo più raccoglierci o scambiarci energia in gruppo in modo sicuro, anche se molti di noi vivono con dolore, solitudine e paura, dobbiamo rimanere aperti e in grado di metterci nei panni degli altri. L’empatia è la nostra linfa vitale adesso. È ciò che ci porterà dall’altra parte. Usiamola per reindirizzare la nostra attenzione verso ciò che conta di più, riconsiderare le nostre priorità e trovare modi per migliorare il mondo come lo immaginiamo nelle nostre speranze.Anche in tempi difficili, forse soprattutto in tempi difficili, le nostre storie aiutano a cementare i nostri valori e rafforzare le nostre connessioni. La loro condivisione ci mostra la strada da percorrere. Vi voglio bene e mi mancate tutti.
Succession è una serie televisiva drammatica di grande successo che ha debuttato nel 2018. La serie è stata creata da Jesse Armstrong e ha ricevuto ampi elogi dalla critica e un pubblico devoto durante le sue 4 stagioni. Agli Emmy 2023 si presenta con ben 27 candidature ed il 18 settembre sapremo se riuscirà a portarsele tutte a casa.
La serie ha vinto numerosi premi, tra cui il Golden Globe per la miglior serie drammatica nel 2020 e l’Emmy per la miglior serie drammatica nel 2021. La quarta e ultima stagione è stata trasmessa tra aprile e maggio 2023 ed è stata considerata da molti critici come il miglior finale possibile per una serie che ha sempre avuto lo sguardo del padre padrone.
In questo articolo ti racconto le mie impressioni generali e per questo non troverai nessun tipo di spoiler.
La trama
Succession ruota attorno alla famiglia Roy, proprietaria di un impero dei media e dell’intricato mondo dell’alta finanza. Alcune indiscrezioni sottolineano come la serie sia una critica al capitalismo più spietato e alla corruzione dei media, basandosi su casi reali come le famiglie di Rupert Murdoch, Sumner Redstone e Donald Trump.
Il patriarca, Logan Roy, è il carismatico, spietato e oramai anziano capo dell’impero mediatico, lo governa da sempre con mano ferma e senza pietà. Si circonda di persone fidate e strapagate di cui pretende servilismo. Tratta male e manipola tutti, in primis i suoi 4 figli.
La storia si sviluppa attorno alla lotta per il potere e la successione all’interno della famiglia Roy, con i quattro figli – Kendall, Roman, Siobhan (Shiv) e Connor – che cercano di dimostrare il loro valore e guadagnarsi il rispetto e l’affetto del padre. Ogni episodio è un susseguirsi di intrighi aziendali, rivalità familiari e lotte di potere mentre i membri della famiglia cercano di ottenere il controllo dell’azienda e il favore di Logan Roy.
Perché piace Succession?
Succession piace perché offre una rappresentazione intensa e spietata della dinamica familiare e delle tensioni aziendali, mantenendo una miscela unica di dramma e umorismo nero.
I personaggi sono ben sviluppati e complessi, e le loro relazioni si evolvono in modi imprevedibili durante l’arco della serie. Succession è stata acclamata dalla critica ed ha conquistato un vasto pubblico grazie alle performance eccezionali del cast e alla sua trama avvincente.
Succession è lodata per la sua scrittura acuta, la regia impeccabile e le performances straordinarie del cast. Gli attori principali, tra cui Brian Cox (Logan Roy), Jeremy Strong (Kendall Roy), Sarah Snook (Shiv Roy), Kieran Culkin (Roman Roy) e molti altri, hanno ricevuto elogi per le loro interpretazioni di personaggi complessi e sfaccettati.
La serie ha dimostrato di essere un ritratto affascinante e spesso spietato dell’alta società e dei giochi di potere, lasciando gli spettatori desiderosi di scoprire cosa riserva il futuro per i Roy e il loro impero.
Il conflitto principale della serie si concentra sulla successione al vertice dell’azienda, e questa lotta per il potere si intreccia con dinamiche familiari complesse, tradimenti e alleanze mutevoli. Gli episodi sono ricchi di colpi di scena, tensione emotiva e una scrittura acuta che tiene gli spettatori costantemente con il fiato sospeso.
Oltre agli aspetti legati all’azienda, la serie esplora temi universali come la fragilità delle relazioni familiari, la lotta per l’identità e l’influenza distruttiva dell’avidità e del successo.
La serie affronta temi come il potere, la famiglia, l’avidità, la morale e la corruzione, mantenendo gli spettatori coinvolti e affascinati con ogni episodio.
L’ultimo episodio
Nel coinvolgente episodio finale sono stata trasportata in un vortice di intrighi familiari, tradimenti e rivalità aziendali. Nel corso dell’episodio, i personaggi principali si scontrano in un gioco pericoloso e senza esclusione di colpi per ottenere il controllo dell’azienda e il potere che ne deriva. Le alleanze cambiano rapidamente, e i segreti vengono svelati, lasciando lo spettatore sul filo del rasoio.
Mentre la tensione raggiunge l’apice, si susseguono momenti di grande suspense e colpi di scena sorprendenti, che mi hanno tenuta incollata allo schermo fino all’ultimo secondo. Ognuno poi tende ad identificarsi con un personaggio, quasi a fare il tifo per l’uno o l’altro. Io sono rimasta un pò amareggiata ma ripensandoci ero troppo presa da un personaggio… A posteriori posso dire che effettivamente il finale è spiazzante ma coerente con la trama.
Conclusione
In conclusione, il finale di Succession è una serie TV che merita sicuramente di essere vista, se ti piacciono le storie di potere, intrighi, tradimenti e umorismo nero. Ti consiglio di iniziare dalla prima stagione e di seguire l’evoluzione dei personaggi fino all’epilogo finale. Sono sicura che non te ne pentirai.
Jane Birkin ci ha lasciato il 16 giugno 2023. Aveva 76 anni. Era un’icona anche se non amava le etichette. I suoi amori, le figlie, le tragedie famigliari, il suo lavoro creativo.
Nel mondo dell’arte e dello spettacolo, ci sono poche figure che possono essere definite vere e proprie icone, e Jane Birkin era sicuramente una di queste. La notizia della sua scomparsa ha scosso il mondo intero, lasciando un vuoto nella cultura popolare e nel cuore di milioni di fan. Conosciuta per il suo stile unico, il suo talento poliedrico e la sua straordinaria carriera, Jane Birkin ha lasciato un’impronta indelebile nell’industria dell’intrattenimento e ha influenzato generazioni successive. In questo articolo, ripercorro la vita e l’eredità di questa icona senza tempo.
L’inizio di una leggenda
Jane Birkin è nata il 14 dicembre 1946 a Londra, in Inghilterra, da genitori inglesi. La sua passione per le arti si è manifestata fin da giovane età, e questo la ha portata a studiare recitazione presso la Royal Academy of Dramatic Art di Londra. Il suo talento artistico, tuttavia, non si limitava alla recitazione, poiché Jane si è rivelata una cantante talentuosa e una modella di grande successo.
L’incontro con Serge Gainsbourg
È stato l’incontro con il musicista francese Serge Gainsbourg a segnare un punto di svolta nella vita di Jane Birkin. La loro unione non solo ha dato vita a una delle coppie più famose e discusse dell’epoca, ma ha anche portato alla creazione di una delle canzoni più iconiche della storia della musica: “Je t’aime… moi non plus.” La loro intensa relazione, sia artistica che romantica, ha catturato l’attenzione dei media e del pubblico, diventando una delle storie d’amore più celebrate e discusse.
Il trionfo di “Birkin Bag”
Oltre alla sua presenza nel mondo della musica e della recitazione, Jane Birkin è conosciuta anche per essere stata una vera icona di stile. È nel mondo della moda che ha ottenuto una delle sue vittorie più significative: la nascita della celebre “Birkin Bag.” La storia narra che nel 1981, durante un volo in aereo, Jane incontrò il CEO di Hermès Jean-Louis Dumas, il quale, a seguito della discussione riguardo alle difficoltà di trovare una borsa capiente e di alta qualità, decise di creare un modello appositamente per lei. Da lì è nata la leggendaria “Birkin Bag,” divenuta un simbolo di status e lusso nel mondo della moda, e ancora oggi una delle borse più ambite al mondo.
L’eredità di Jane Birkin
La morte di Jane Birkin ha lasciato un vuoto nel cuore di ammiratori e colleghi. La sua eredità si estende oltre le sue opere d’arte e il suo stile iconico. È stata una donna coraggiosa, sempre pronta a sfidare gli stereotipi e a esprimere la sua opinione senza paura. Il suo impegno nel sociale e nell’ambientalismo è stato altrettanto significativo, poiché ha sostenuto numerose cause umanitarie durante la sua vita.
Conclusioni
La morte di Jane Birkin ha lasciato il mondo senza una delle sue più grandi icone, ma il suo ricordo vivrà per sempre nel cuore dei suoi fan e nella memoria collettiva. Lascia un’eredità di talento, passione e originalità che continuerà ad ispirare le generazioni future. Jane Birkin rimarrà per sempre una leggenda dell’arte, della moda e dell’espressione creativa. Addio a un’icona, ma il suo spirito vivrà per sempre.
Il processo di pace tra Israele e la Palestina si fa sempre più complicato.
Il conflitto tra israeliani e palestinesi si è inasprito nelle ultime settimane con l’assalto degli israeliani a Jenin. Purtroppo la regione del Medio Oriente è tormentata dal conflitto israelo–palestinese da decenni, generando violenza, sofferenza e profonda divisione. Tuttavia, nonostante le sfide e gli ostacoli, resta, anche se flebile, la speranza di un processo di pace.
In questo articolo, esploreremo il difficile processo di pace tra Israele e la Palestina, analizzando i progressi compiuti, gli ostacoli incontrati lungo il cammino e le prospettive future.
Il contesto del conflitto
La radice del conflitto tra Israele e la Palestina risale a molti anni fa, con rivendicazioni territoriali e questioni identitarie profondamente radicate da entrambe le parti. Da un lato, Israele sostiene il diritto di esistere come uno Stato sovrano e sicuro per il popolo ebraico, mentre, dall’altro lato, i palestinesi rivendicano il riconoscimento dei propri diritti nazionali e la creazione di uno Stato indipendente. Queste posizioni in conflitto hanno alimentato decenni di violenza e tensioni.
Gli sforzi diplomatici
Nel corso degli anni, numerosi sforzi diplomatici sono stati compiuti per raggiungere una soluzione pacifica al conflitto. Gli Accordi di Oslo del 1993 e il Vertice di Camp David del 2000 hanno offerto momenti di speranza, ma sono stati seguiti da ricadute e ulteriori violenze. Le difficoltà nel definire i confini, il controllo delle risorse e il destino dei rifugiati hanno complicato il processo di pace.
Gli ostacoli al processo di pace Israele – Palestina
Sono molti gli ostacoli che si frappongono sul cammino verso la pace tra Israele e la Palestina. Alcuni di essi includono la costruzione di muri di separazione e l’espansione degli insediamenti israeliani nei territori occupati, la divisione politica tra i palestinesi stessi, la mancanza di fiducia reciproca e l’escalation periodica della violenza. La sicurezza di entrambe le parti è una preoccupazione fondamentale, ma trovare un equilibrio tra la sicurezza e il rispetto dei diritti umani è una sfida complessa.
Ruolo della comunità internazionale
La comunità internazionale ha svolto un ruolo significativo nel tentativo di facilitare il processo di pace tra Israele e la Palestina. Organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite, gli Stati Uniti, l’Unione Europea e altri attori regionali hanno cercato di mediare negoziati, fornire assistenza economica e promuovere la costruzione della fiducia tra le parti. Tuttavia, le divergenze di opinioni e gli interessi divergenti hanno spesso reso difficile raggiungere una posizione comune.
Quattro motivi per cui il processo di pace Israele – Palestina è in stallo
Dopo il mio recente viaggio in Israele, parlando con la guida turistica, sono stati individuati 4 motivi per cui il processo di pace tra Israele e la Cisgiordania non si sta compiendo.
Gli insediamenti israeliani nei territori palestinesi continuano ad essere numerosi nonostante le proteste e le violazioni ai trattati firmati. Questi continui soprusi sono intollerabili.
Gerusalemme. Per i palestinesi va bene come è divisa ora. Ogni religione monoteista ha il suo spazio territoriale e può pregare il proprio Dio. Invece per gli ebrei (in primis gli ultra ortodossi) è importante che Gerusalemme sia la capitale d’Israele (senza mussulmani, cristiani, cristiani ortodossi, comunità armena)
I palestinesi hanno le chiavi delle loro abitazioni lasciate per forza di cose dopo le Intifada e i trattati che sono seguiti. Non potrà essere nessun processo di pace serio se non si parla del rientro in Cisgiordania di 5 milioni di palestinesi nel mondo, 2.5 milioni di palestinesi in Cisgiorndania con passaporto palestinese, 2 milioni di palestinesi che vivono a Gaza e 200 mila palestinesi che vivono a Gerusalemme con documento speciale.
I confini palestinesi devono essere quelli del 1948 e non quelli israeliani del 1967
Conclusioni
Il cammino verso la pace tra Israele e la Palestina è un processo complesso e difficile, caratterizzato da sfide politiche, sociali e storiche profondamente radicate. Tuttavia, nonostante le difficoltà, la speranza di una soluzione duratura persiste. L’impegno sincero delle parti coinvolte, il sostegno della comunità internazionale e il superamento degli ostacoli lungo il cammino potrebbero aprire la strada a un futuro di pace, stabilità e prosperità per entrambe le nazioni. È solo attraverso la volontà di perseguire il dialogo, la comprensione reciproca e il rispetto dei diritti umani che si potrà gettare una base solida per un futuro migliore per Israele e la Palestina.
Israele e la Cisgiordania sono una polveriera, ringrazio Dio di essere rientrata a casa in tempo e di aver potuto fare il mio viaggio in tranquillità. Purtroppo, tante cose viste e sentite durante il mio ultimo viaggio, prendono forma e posso unire i puntini. Il processo di pace tra Israele e la Cisgiordania è sempre più lontano.
Un riassunto di quel che sta succedendo in questo infuocato luglio 2023
Jenin e Tel Aviv – luglio 2023
Le notizie di questi primi giorni di luglio 2023 sono terribili. Al feroce attacco militare israeliano a Jenin è seguito un attacco kamikaze palestinese a Tel Aviv rivendicato poi da Hamas. In entrambi i casi ci sono stati morti (civili) e feriti. Il campo profughi di Jenin, densamente abitato (14.000 abitanti) è stato bombardato con droni e ha visto il dispiegamento di 2.000 soldati israeliani per stanare i terroristi di Hamas e di altri nuovi gruppi palestinesi (Jihad Islamico ed altri gruppi che non riconoscono nessuna autorità palestinese).
Mentre scrivo, leggo che i militari israeliani si sono ritirati lasciando, oltre ai morti (ragazzi e bambini), case e strade distrutte con 3 mila sfollati palestinesi. Solo che i 3 mila sfollati sono ritornati a Jenin e, senza più una casa, sono ospiti di parenti e di amici. La comunità si è ulteriormente coesa, come a dire: “noi non ci spostiamo di un millimetro, resistiamo”.
Le reazioni dei palestinesi in Cisgiordania
Per dimostrare solidarietà alla comunità e popolazione di Jenin (39 mila persone in città e 14 mila nel campo profughi bombardato), i negozi arabi mussulmani palestinesi di Gerusalemme est, Hebron, Ramallah e altre città della Cisgiordania, hanno abbassato le serrande e c’è poca gente per strada (probabilmente anche per evitare qualsiasi contatto con i civili israeliani che possono portare armi). Domani poi è venerdì e ci sarà la giornata della preghiera alla Spianata delle moschee.
L’Autorità Palestinese è in profonda crisi
Mercoledì 5 luglio si sono tenuti i funerali di 10 dei 12 palestinesi uccisi dall’esercito durante l’operazione a Jenin. L’esercito sostiene che fossero tutti combattenti: il gruppo armato palestinese del Jihad Islamico ha rivendicato l’appartenenza al suo gruppo di otto degli uomini uccisi, mentre un altro gruppo armato ha detto che uno dei suoi uomini era stato ucciso. Per ora non ci sono notizie certe sugli altri. (È stato ucciso anche un soldato israeliano, probabilmente da “fuoco amico”).
Durante i funerali sono stati sparati colpi da arma da fuoco in aria per commemorare le persone morte, e sono stati gridati slogan contro Israele. Oltre a Israele, tuttavia, è stata criticata quasi altrettanto duramente l’Autorità Palestinese. Quando tre funzionari dell’Autorità si sono presentati al funerale, molte persone hanno gridato contro di loro: «Andatevene! Andatevene!», e ci sono stati alcuni scontri. Le guardie di sicurezza che accompagnavano i tre funzionari li hanno portati via usando anche gas lacrimogeni per farli scappare.
L’incompetenza dell’Autorità Palestinese è una delle ragioni per cui ormai da tempo è in corso tra le forze palestinesi una frammentazione non soltanto politica ma anche militare. Da alcuni anni sono nati – anche nel campo profughi di Jenin – numerosi gruppi armati indipendenti che non rispondono ai gruppi più grandi come Hamas e Fatah, il partito del presidente dell’Autorità Mahmoud Abbas (Abu Mazen). Questi gruppi indipendenti, spesso molto violenti, sono imprevedibili e difficili da sorvegliare e controllare, e sono ritenuti una minaccia piuttosto grave alla stabilità dell’area.
A questo punto gli osservatori e gli esperti internazionali si stanno chiedendo se l’operazione israeliana sia stata un successo, sembrerebbe proprio di no.
Israele. Le contestazioni interne a Tel Aviv
Mentre Jenin veniva bombardata, i cittadini moderati israeliani occupavano l’aeroporto Ben Gurion, manifestando contro la riforma della giustizia portata avanti dal governo di Benjamin Netanyahu. Ieri sera, centinaia di persone sono scese nuovamente in piazza, bloccando l’autostrada Ayalon di Tel Aviv, dopo le dimissioni del capo della polizia Amichai Eshed in seguito la notifica di trasferimento ad altro incarico. Eshed ha parlato di una decisione derivata da “considerazioni politiche” dopo la sua scelta di “non rompere ossa” e “prevenire la guerra civile” nel corso delle manifestazioni in aeroporto.
The Walled Off Hotel è un hotel unico nel suo genere. Si trova a Betlemme in CisGiordania (West Bank). È un hotel famoso perché ha la peggior vista del mondo ovvero il muro di cemento fortificato voluto dagli israeliani per separare Betlemme da Gerusalemme est.
Durante il mio recente viaggio in Israele ho avuto modo di entrare nel The Walled Off Hotel, visitare il piano bar, la galleria d’arte e il museo palestinese.
L’hotel è stato costruito in gran segreto ed aperto al pubblico nel 2017. Per entrarci c’è un biglietto d’entrata di 5 euro che comprende l’entrata al museo palestinese, il piano bar, il sahra bar, la galleria d’arte. Le stanze dell’hotel non sono accessibili. Nell’insieme è stata un’esperienza provocatoria ed intensa considerando il contesto di povertà che lo circonda, i murales di Banksy sul muro e sui muri scrostati di Betlemme.
In questo articolo racconto il The Walled Off Hotel e l’impatto artistico e sociale di Banksy in questa terra che non vuol essere dimenticata dal mondo.
Banksy, l’artista enigmatico
Banksy è l’enigmatico e famoso artista street style. Si dice sia britannico. È noto per la sua arte urbana politicamente impegnata e provocatoria. Il suo anonimato e la sua maestria nell’unire l’arte visiva alla satira sociale lo hanno reso una figura di spicco nel mondo dell’arte contemporanea. L’opera di Banksy va ben oltre le tradizionali gallerie d’arte, arrivando direttamente nelle strade di tutto il mondo. Il The Walled Off Hotel è uno dei suoi progetti più audaci e significativi.
Il contesto di Betlemme
Situata in Cisgiordania, Betlemme è una città ricca di storia, cultura e spiritualità. È il luogo di nascita di Gesù Cristo e attira pellegrini da tutto il mondo. Tuttavia, Betlemme è anche una città che ha subito le conseguenze del conflitto israelo-palestinese, con muri di separazione, checkpoint e una complessa realtà politica. Questo contesto è fondamentale per comprendere l’importanza e la rilevanza del The Walled Off Hotel.
L’idea dietro il The Walled Off Hotel
Il The Walled Off Hotel è una metafora vivente delle contraddizioni e delle difficoltà del conflitto israelo-palestinese. Banksy ha trasformato un edificio fronteggiato da un muro di separazione in un’opera d’arte di straordinaria potenza. L’hotel si trova a pochi metri dal muro di separazione, e molte delle sue stanze offrono una vista diretta su di esso. L’obiettivo di Banksy è quello di creare un luogo di riflessione, un’esperienza che costringa i visitatori a confrontarsi con la realtà politica e sociale della regione.
L’estetica e le opere d’arte all’interno
Ogni aspetto del The Walled Off Hotel è stato curato con grande attenzione da Banksy. L’arredamento, l’illuminazione e le opere d’arte presenti all’interno dell’hotel sono tutte pensate per trasmettere un messaggio. Le opere di Banksy, molte delle quali realizzate appositamente per l’hotel, affrontano temi come l’occupazione, la libertà, la guerra e l’identità. Gli interni sono un connubio di arte, storia e politica, offrendo un’esperienza unica a chiunque vi soggiorni.
L’impatto sociale del The Walled Off Hotel
Oltre a essere un’opera d’arte, il The Walled Off Hotel ha anche un impatto sociale significativo sulla comunità di Betlemme. L’hotel fornisce opportunità di lavoro per i residenti locali e offre uno spazio di incontro e discussione per artisti, attivisti e turisti interessati alla situazione in Palestina. Inoltre, i proventi generati dall’hotel vengono reinvestiti nella comunità locale attraverso progetti culturali e sociali.
Conclusioni
Il The Walled Off Hoteldi Betlemme è un’opera d’arte vivente, creata da Banksy per stimolare il dialogo e la comprensione sul conflitto israelo-palestinese. Oltre a offrire un’esperienza di soggiorno unica, l’hotel rappresenta un’opportunità per i visitatori di immergersi nella realtà complessa e contraddittoria di Betlemme. Attraverso l’estetica unica, le opere d’arte provocatorie, il Museo Banksy continua a sfidare le convenzioni artistiche e sociali, dimostrando che l’arte può essere un potente strumento di denuncia e di cambiamento. Il The Walled Off Hotel rimane un importante simbolo di resistenza, speranza e umanità in mezzo a un contesto politico difficile.
Negli ultimi anni, si è verificato un boom del cibo proteico. Il trend del cibo proteico è iniziato negli Stati Uniti qualche anno fa e si è diffuso da un paio d’anni anche in Italia. Ieri, nel reparto colazione di un famoso ipermercato, sono stata travolta dalla dicitura proteico posizionata su snack, barrette, cereali, cornflakes, latte.
Il boom del cibo proteico
Un trend pazzesco quello del cibo proteico alimentato dalla convinzione che assumere proteine ci faccia perdere peso e migliorare le prestazioni sportive. Così, un numero crescente di persone, si sta orientando verso diete ricche di proteine creando un giro d’affari di 90 miliardi di dollari. Tuttavia, esperti della nutrizione e dello sport, mettono in guardia sul possibile eccesso di proteine e le conseguenze che potrebbe comportare. Che poi, come spesso accade, dietro alle tendenze di successo, si celano interrogativi importanti che meriterebbero una riflessione approfondita.
Il sovraccarico renale
Il consumo di alimenti ricchi di proteine, come carne, pesce, uova, latticini, legumi e prodotti a base di proteine vegetali, ha guadagnato popolarità grazie alla convinzione che il cibo proteico contribuisca attivamente alla perdita di peso e alla costruzione muscolare.
Tuttavia l’eccesso di proteine può avere conseguenze negative per la salute. Uno degli aspetti critici legati all’eccesso di proteine è il sovraccarico renale. L’organismo ha bisogno di processare l’azoto presente nelle proteine, eccessi di cui possono mettere sotto pressione i reni. Questo può portare a problemi renali, come calcoli o danni a lungo termine. È fondamentale quindi mantenere un equilibrio e un apporto proteico adeguato per evitare tali rischi.
Il boom del cibo proteico nel reparto colazione dell’Aliper di Castagnole di Treviso
Inoltre, l’eccesso di proteine potrebbe portare a una riduzione dell’assunzione di altri nutrienti essenziali, come carboidrati, grassi sani, vitamine e minerali. Del resto, è appurato che un’alimentazione sbilanciata può avere ripercussioni negative sulla salute generale e sull’equilibrio del corpo.
Conclusioni
Il boom del cibo proteico sta guadagnando sempre più popolarità anche in Italia con un crescente numero di persone che si orientano verso diete ricche di proteine.
Da sempre gli esperti sottolineano l’importanza di adottare un approccio equilibrato alla nutrizione. Per tanto, la tendenza verso un’alimentazione proteica, deve essere affrontata con consapevolezza e attenzione. Gli esperti avvertono che un sovraccarico proteico potrebbe mettere sotto pressione i reni e provocare squilibri nutrizionali aumentando il rischio di sviluppare malattie croniche. Una dieta sana dovrebbe comprendere un equilibrio tra carboidrati, proteine e grassi, insieme a una varietà di alimenti vegetali e animali.
Nel dubbio è sempre buona pratica consultare un professionista qualificato come un dietologo o un nutrizionista che può aiutarci nell’individuare l’apporto proteico adeguato alle nostre personali esigenze.
Nella vasta gamma di storie che arricchiscono il panorama delle serie TV, spicca la figura di Miriam Maisel, una donna che ha trovato la sua strada in modo inaspettato e che non si è mai arresa di fronte alle avversità. La sua storia, raccontata nella popolare serie The Marvelous Mrs. Maisel, offre non solo intrattenimento, ma anche una riflessione profonda sulla ricerca di sé stesse, sull’amicizia e sulla determinazione nel farsi ascoltare.
Miriam Maisel e Susie
Al centro della narrazione si trova l’amicizia tra Miriam, soprannominata Midge, e la sua manager Susie. Sebbene siano donne molto diverse, entrambe rappresentano diverse sfaccettature della femminilità. Midge incarna l’immagine tradizionale di una donna impeccabile, con il suo armadio infinito di abiti eleganti e i suoi rossetti audaci. Susie, invece, rompe gli schemi con i suoi panciotti e il su. Nonostante le differenze, si sostengono reciprocamente, si accettano e si offrono un affetto incondizionato. La loro amicizia ci ricorda l’importanza di avere qualcuno che creda in noi, che ci sostenga e che comprenda la nostra essenza profonda.
La voce che lotta per farsi ascoltare
La storia di Miriam Maisel rappresenta la lotta di molte donne che cercano di farsi ascoltare in un mondo che spesso tende ad ignorare le loro voci. Nonostante le pressioni provenienti dal marito, dai genitori, dai suoceri, dai colleghi e dai superiori, Midge non si lascia scoraggiare. La sua passione per la stand-up comedy la spinge ad affrontare le sfide con determinazione e a perseguire il suo sogno di diventare una comica di successo. Questa parte della storia risuona con molte donne che, ogni giorno, si sentono dire cosa dovrebbero essere e cosa dovrebbero fare. La lotta di Midge ci ispira a trovare la nostra voce e ad andare oltre le aspettative degli altri.
La nostra storia
La storia di Miriam Maisel è molto più di una semplice trama televisiva. Rappresenta la storia di tutte noi, donne che affrontano quotidianamente pressioni e aspettative esterne. Spesso ci ritroviamo ad accettare ciò che ci viene imposto, ma dovremmo sempre ricordare che abbiamo il diritto di lottare per i nostri sogni e di essere ascoltate. La storia di Midge ci insegna che, anche se può sembrare difficile e spaventoso, è importante trovare la nostra vocazione e abbracciare ciò che amiamo veramente.
L’importanza di una Susie nella nostra vita
Nella nostra ricerca di realizzazione personale, avere qualcuno come Susie al nostro fianco è fondamentale. Una donna che crede in noi, che cresce con noi e che ci comprende profondamente. Susie rappresenta la figura dell’amica che supporta e incoraggia senza riserve. Possedere una persona simile nella nostra vita ci dà la forza e la fiducia necessarie per perseguire i nostri obiettivi, anche quando tutto sembra andare contro di noi.
Conclusione
La storia di Miriam Maisel, con la sua determinazione nel trovare la sua vocazione, l’amicizia speciale con Susie e la sua lotta per farsi ascoltare, ci ispira a riflettere sulla nostra vita e sulle sfide che affrontiamo ogni giorno. Dobbiamo ricordare di abbracciare la nostra autenticità, di cercare amicizie solide che ci sostengano e di lottare per far udire la nostra voce. La storia di Miriam Maisel ci ricorda che tutte noi meritiamo di avere una Susie nella nostra vita, una compagna di viaggio che ci sostenga e ci aiuti a realizzare i nostri sogni.
Chronorama, tesori fotografici del 20º secolo a Palazzo Grassi è una retrospettiva fotografica curata da Matthieu Humery e Lola Regard, che hanno attinto dagli archivi Condé Nast, in parte acquisiti dalla Pinault Collection nel 2021. La mostra espone una selezione di 407 opere realizzate tra il 1910 e il 1979, slegate però dal contesto editoriale di provenienza (Vogue, Vanity Fair, House & Garden, Mademoiselle, The New Yorker). Ai ritratti delle icone dello spettacolo e delle grandi personalità del secolo si mescolano fotografie di moda, fotoreportage, scatti di architettura, nature morte e saggi di fotografia documentaristica.
In questo articolo, racconto le meraviglie di “Chronorama” e le ragioni per cui questa mostra è un’esperienza assolutamente imperdibile per gli amanti dell’arte e della fotografia.
Chronorama, i fotografi
Chronorama offre una panoramica cronologica e tematica dell’arte moderna e contemporanea, con opere di importanti artisti del XX e XXI secolo. Le immagini in mostra sono realizzate da oltre 150 artisti internazionali come Edward Steichen, Berenice Abbott, Cecil Beaton, Lee Miller, André Kertész, Horst P. Horst, Diane Arbus, Irving Penn, Helmut Newton, tra i fotografi, Eduardo Garcia Benito, Helen Dryden e George Wolfe Plank, tra gli illustratori.
Viaggio visivo di mutamenti storici
La mostra fotografica Chronorama offre un’opportunità unica di esplorare il secolo scorso attraverso gli occhi degli artisti, catturando momenti storici, emozioni e stili di vita. Questa straordinaria esposizione, curata con cura e maestria, ci invita a intraprendere un viaggio visivo attraverso la storia, offrendo uno sguardo intimo sulla nostra evoluzione come società.
Chronorama. La bellezza dell’esposizione
La mostra fotografica si distingue immediatamente per l’esposizione e la ricchezza visiva. Le opere esposte coprono un arco temporale che spazia dal 1010 fino al 1979. Questa diversità di epoche e stili offre al visitatore un’esperienza coinvolgente e stimolante. Le opere esposte sono organizzate in modo cronologico, per decadi, creando un percorso che ci guida attraverso i diversi capitoli della storia umana.
Dal Cubismo all’Espressionismo Astratto, dall’Arte Concettuale al Pop Art, ogni sezione della mostra offre una selezione accurata di opere rappresentative di ciascun periodo. I testi esplicativi e le didascalie ben redatte forniscono informazioni utili e approfondimenti sui movimenti artistici e sugli artisti stessi, facilitando la comprensione e l’apprezzamento delle opere esposte. Inoltre si può ascoltare il podcast dedicato alla mostra (che sostituisce le audioguide) e permette una fruizione libera e autonoma della mostra (prima, durante e dopo).
Un viaggio attraverso la storia
La mostra “Chronorama” è un autentico viaggio nel tempo. Attraverso le fotografie esposte, ci viene offerta una finestra su eventi storici cruciali, icone culturali e momenti di grande significato sociale. Le immagini del passato ci permettono di riscoprire e comprendere meglio le radici della nostra società attuale. Dagli scatti delle guerre mondiali alle immagini dei movimenti di emancipazione, dalle celebrazioni culturali alle trasformazioni urbane, ogni foto ci trasporta in un periodo diverso,offrendo una prospettiva unica sull’umanità e sulla sua evoluzione.
Il potere narrativo delle immagini
Una delle caratteristiche più affascinanti di Chronorama è il modo in cui le fotografie raccontano storie senza bisogno di parole. Ogni immagine è un racconto autonomo, in grado di catturare un momento, un’emozione o un’atmosfera in modo tangibile. Attraverso le fotografie esposte, ci immergiamo in una varietà di esperienze umane, potendo quasi sentire l’odore del passato e percepire l’intensità di momenti chiave. Le immagini ci connettono con le persone e gli eventi che hanno plasmato la nostra storia, creando un legame emozionale profondo tra l’opera e l’osservatore. Le opere esposte riflettono le sfide, le trasformazioni e le tensioni della società dell’epoca, offrendo al pubblico una prospettiva più ampia sulla storia dell’arte. Attraverso l’analisi delle opere e dei loro contesti, Chronorama incoraggia il pubblico a riflettere sul potere e sul significato dell’arte nella società contemporanea.
Adolf De Meyer | Bambina seduta accanto a un mappamondo, 1919. Questo ritratto è un tipico esempio dell’opera di Adolf de Meyer. Sguardo determinato e di sfida al fotografo, posizione forte del corpo. Lo scatto è stato pubblicato in un’edizione dedicata alla moda infantile dell’agosto 1919. La giovane modella indossava un abito creato da Jeanne Lanvin.
L’importanza di Palazzo Grassi come cornice
La scelta di Palazzo Grassi come sede per “Chronorama” non è casuale. Questi spazi culturali di proprietà della Pinault Collection, sono stati sapientemente adattati per accogliere e valorizzare le opere esposte. L’architettura storica dei luoghi si fonde con le fotografie, creando un’atmosfera suggestiva e coinvolgente. L’incantevole sfondo veneziano, con i suoi canali e ponti, contribuisce a creare un contesto unico in cui immergersi completamente nell’esperienza espositiva.
Conclusioni
Chronorama è un’autentica gemma per gli amanti dell’arte, della fotografia e della storia. Attraverso un percorso visivo lungo i secoli, questa mostra ci regala una panoramica coinvolgente sulla storia umana e sul potere delle immagini come testimoni di epoche passate. L’esposizione ci invita a riflettere sul nostro presente, aprendo finestre sul passato e stimolando la nostra consapevolezza storica.
Recuperare questi scatti dagli archivi permette anche alle nuove generazioni di conoscere l’illustrazione e la fotografia e, al contempo, capirne il valore storico intrinseco slegato dall’essere strumento di narrazione e di comunicazione.
Se siete appassionati di fotografia o semplicemente curiosi di conoscere la storia dell’umanità attraverso l’arte visiva, “Chronorama” è un evento che non dovete assolutamente perdere.
Le vacanze estive sono un momento perfetto per fare un check estivo, un bilancio della propria vita e del proprio lavoro. È importante capire se stiamo procedendo nella giusta direzione e se ci stiamo prendendo cura di noi stesse. Un modo efficace per fare questo è attraverso un check estivo, un processo di riflessione e valutazione che ci permette di ottenere una visione chiara del nostro progetto e della situazione attuale.
L’importanza del check estivo
Durante la routine quotidiana, è facile perdere di vista ciò che è veramente importante. Il check estivo ci aiuta a rimanere concentrati sui nostri obiettivi e a prendere cura di noi stesse sia fisicamente che emotivamente. Ci permette di entrare in contatto con i nostri veri sentimenti e bisogni, garantendo che stiamo lavorando verso ciò che desideriamo veramente.
Domande da porsi durante il check estivo
Durante il check estivo, è utile porci alcune domande fondamentali:
Quali sono i miei obiettivi e come sto procedendo verso di essi?
Quali aree della mia vita sono più importanti per me in questo momento?
Cosa devo fare per prendermi cura di me stessa emotivamente e fisicamente?
Cosa sto facendo che mi rende felice e soddisfatta?
Cosa sto facendo che mi provoca stress o insoddisfazione?
Rispondere a queste domande ci aiuta a ottenere una visione chiara della nostra situazione attuale e a identificare gli aspetti che richiedono maggiore attenzione.
5 modi per fare il tuo check estivo
Durante il check estivo, ci sono cinque modi efficaci per valutare la nostra situazione:
Ascolta il tuo intuito. Fidati della tua voce interiore e segui le tue sensazioni. L’intuito può essere un prezioso strumento per prendere decisioni.
Presta attenzione alle tue emozioni. Le emozioni sono un barometro di come ci sentiamo realmente riguardo a qualcosa. Ascoltale e cerca di capire cosa ti stanno dicendo.
Tieni un diario. Annota i tuoi pensieri e sentimenti per capire meglio come stai progredendo e guardare indietro per valutare i tuoi progressi nel tempo.
Prenditi ogni giorno del tempo per riflettere. Trova alcuni minuti al giorno per riflettere sulla tua vita e sui tuoi obiettivi. Rilassati e stai con i tuoi pensieri.
Prendi nota di dove ti trovi attualmente. Fai il punto della tua situazione attuale per apprezzare i progressi fatti e capire meglio ciò che è importante per te.
Gabrielle Henderson | Unsplash
Affrontare le convinzioni limitanti
Nella ricerca del raggiungimento dei propri obiettivi, è normale avere delle convinzioni limitanti che ci trattengono. Tuttavia, se desideri veramente realizzare ciò che ti sei prefissata, è fondamentale liberarti delle convinzioni che ti limitano. Sorprenditi delle tue capacità una volta che lasci andare i dubbi su te stessa e il pensiero negativo.
Superare le aspettative irrealistiche Quando ci poniamo aspettative impossibili, è facile rimanere deluse e frustrate. È importante abbassare le aspettative per aumentare i livelli di felicità e condurre uno stile di vita più sano in generale. Impostare standard realistici e apprezzare le piccole cose della vita sono passi fondamentali per superare le aspettative irrealistiche.
Accettare l’imprevedibilità della vita. È essenziale accettare che le cose potrebbero non andare come desideriamo, non importa quanto ci prepariamo o pianifichiamo. Imparare ad adattarsi e adottare una prospettiva flessibile ci permette di affrontare le sfide con maggiore resilienza. Controllare la realtà e mettere le cose in prospettiva sono strumenti utili per affrontare le situazioni in modo più equilibrato.
Separare l’autostima dai risultati. La nostra autostima non dovrebbe dipendere dai risultati esterni, come il successo lavorativo o il raggiungimento di una promozione. Imparare a separare la nostra autostima dal risultato ci libera dallo stress e dall’ansia inutili. Concentrarsi sull’atteggiamento e sul comportamento che possiamo controllare ci aiuta a mantenere una visione positiva di noi stesse.
Lasciar andare il bisogno di controllo. Cercare di controllare tutto nella vita è un’illusione che porta solo a frustrazione e stress. Dobbiamo accettare che non possiamo controllare le azioni e le reazioni degli altri. Concentrarci su ciò che possiamo controllare, come il nostro atteggiamento e il nostro comportamento, ci permette di vivere in modo più sereno e libero.
Vivere con uno scopo per raggiungere gli obiettivi. Vivere una vita guidata da uno scopo significa fare scelte basate sui nostri valori e convinzioni personali. Stabilire obiettivi che riflettano il nostro scopo e intraprendere azioni concrete per realizzarli ci porta verso la realizzazione personale. Creare una lista di priorità e suddividere le attività in step realizzabili ci aiuta a mantenere il focus e la motivazione.
L’empowerment femminile è un tema di grande importanza in un mondo in cui noi donne cerchiamo di conquistare il nostro spazio e realizzare i nostri sogni. È normale avere delle convinzioni limitanti che ti trattengono dal raggiungere il tuo pieno potenziale. Tuttavia, se desideri veramente raggiungere gli obiettivi prefissati, è fondamentale liberarti delle convinzioni che ti limitano. È sorprendente scoprire di cosa potresti essere capace una volta che lasci andare i dubbi su te stessa e i pensieri negativi.
Empowerment femminile
Superare le convinzioni limitanti è un passo essenziale per raggiungere i nostri obiettivi. Noi donne dobbiamo imparare a lasciar perdere le convinzioni che ci tengono in catene e a sfruttare appieno il nostro potenziale.
Foto di natalie-hua-unsplash
Autodeterminazione e superamento delle convinzioni limitanti
Quando ci poniamo aspettative impossibili, è facile rimanere deluse e frustrate, soprattutto quando le cose non vanno come previsto. È bello avere obiettivi e mirare in alto, ma è altrettanto importante abbassare le aspettative in alcuni casi per aumentare i livelli di felicità e condurre uno stile di vita più sano. In generale, se ci si rende conto di essere costantemente deluse o di sentirsi deluse, potrebbe essere il momento di rivalutare le proprie aspettative.
Le aspettative troppo alte possono portare a una serie di problemi, tra cui una maggiore delusione, una minore produttività, una pressione eccessiva su se stesse e l’incapacità di apprezzare le piccole cose della vita. È importante comprendere che non esistono persone o situazioni perfette. Accettare questa realtà rende più facile smettere di puntare troppo in alto e apprezzare le cose così come sono.
Autostima e controllo
Separare la propria autostima dai risultati esterni è un altro passo fondamentale nell’empowerment femminile. L’autostima non dovrebbe mai dipendere da fattori esterni come il lavoro o il raggiungimento di determinati traguardi. Imparare a separare la propria autostima dal risultato permette di evitare stress e ansia inutili. È importante trovare fiducia in se stesse indipendentemente dalle circostanze.
Empowerment Femminile
Il bisogno di controllare tutto nella propria vita può essere un ostacolo all’empowerment femminile. È impossibile controllare ciò che fanno gli altri o come reagiscono alle situazioni. La vera libertà deriva dal concentrarsi su ciò che si può controllare, ovvero il proprio atteggiamento e comportamento. Lasciare andare il bisogno di controllo e seguire il flusso delle cose permette di vivere con maggiore serenità.
È essenziale accettare che le cose potrebbero non andare sempre come vorremmo. Non importa quanto ci si prepari o si pianifichi, ci sarà sempre la possibilità che le cose non vadano secondo i piani. Accettare questa realtà rende più facile adattarsi alle situazioni impreviste e rimanere flessibili.
Aspettative irrealistiche
A volte le aspettative sono irrealistiche e distanti dalla realtà. È importante fare una verifica della realtà e confrontare le proprie aspettative con le circostanze effettive. Se le aspettative non sono realistiche, è necessario adattare il proprio pensiero e creare aspettative più ragionevoli.
Mettere le cose in prospettiva è un altro strumento utile per abbassare le aspettative e affrontare le sfide con una prospettiva più ampia. Spesso ci si fa prendere dal momento e si dimentica il quadro generale. Prendersi il tempo per guardare la situazione da diverse prospettive aiuta a vedere che i problemi potrebbero non essere così grandi o gravi come sembrano.
Sperare per il meglio ma pianificare per il peggio è un modo saggio di affrontare la vita. Creare flessibilità nei propri piani e avere un piano di backup permette di adattarsi alle situazioni impreviste e mantenere la motivazione. Avere un atteggiamento di gratitudine verso le cose positive nella propria vita aiuta anche a ridurre le aspettative e a vivere in modo più felice e produttivo.
Conclusioni
In conclusione, l’empowerment femminile richiede di superare le convinzioni limitanti e abbassare le aspettative irrealistiche. Concentrarsi su ciò che è controllabile, accettare che le cose potrebbero non andare come previsto e mettere le cose in prospettiva sono passi fondamentali per raggiungere una vita piena di soddisfazione e realizzazione. Vivere con uno scopo e pianificare con cura permette di affrontare le sfide con fiducia e determinazione. Lascia andare le convinzioni limitanti e preparati a un futuro straordinario. La vita è troppo breve per sprecarla con le piccole cose!