Tra sostenibilità e business è un post di approfondimento scritto dopo aver pubblicato quello su Re-cycle, progetto di riciclo sostenibile di Veepee.
In questi ultimi anni vi è una maggiore attenzione per l’ambiente. Persone ed aziende sono impegnate quotidianamente a proteggere il Pianeta adottando stili di vita ecologici e sostenibili, riducendo gli sprechi, facendo attenzione alla composizione e produzione degli oggetti.
La moda è sostenibile?
Anche la moda si è inserita nel trend della sostenibilità. Per moda intendo il sistema moda, una grande macchina industriale che deve fatturare e generare utili. Continuamente. Per tanto gli addetti – agli uffici stile e al marketing – sono sempre attenti ai cambiamenti sociali e ai conseguenti comportamenti di acquisto. Le nuove generazioni, molto sensibili alle tematiche ambientali, sono ‘target’ ambitissimi.
Ma se da un lato, i grandi marchi del fast-fashion si sono dati una pennellata di verde (il famoso green washing), alcuni brand del lusso (ad esempio Valentino) e di nicchia e personaggi pubblici praticano azioni e politiche sostenibili coinvolgendo fornitori da filiera controllata, materiali certificati bio, una retribuzione corretta delle maestranze coinvolte. Poi c’è il second hand, l’esplosione del vintage e la rivalutazione di prodotti che si distinguono per la qualità (alta e/o artigianale) e lo stile.
Usato è bello
Attorno al trend dell’usato è bello (celebrato, caldeggiato) ci sono sicuramente buone intenzioni ma anche chi cavalca solo il momento. E, la promessa di ricevere un buono spesa spendibile, è un gancio formidabile per chi come Veepee prova a costruirsi uno stock di seconda mano, una community, e contemporaneamente di farla poi spendere sulla propria piattaforma.
Una volta era Vente-Privée
Inizialmente Veepee si chiamava Vente-Privée ed era una figata perché c’erano numerose collezioni moda della passata stagione, a prezzi scontati, per un breve periodo di tempo. Era un sito di nicchia, poi si è sparsa la voce e con il successo si è perso lo spirito iniziale. Le collezioni moda si sono trasformate in stock di invenduto dei vari brand. Per me una delusione. Poi la proposta di vendita si è ampliata coinvolgendo i settori del beauty, del design, dei viaggi, sport e cibo. Insomma un calderone di offerte a tempo di brand noti.
Oggi, per trovare buone offerte su Veepee bisogna perderci un’ pò di tempo, fare dei confronti ed essere sul pezzo con le collezioni perché non sempre l’offerta è conveniente e si rischia di acquistare fondi di magazzino. In più ci sono da aggiungere le spese di spedizione.
Vinted and Co.
Nel frattempo “qualcuno” capta un nuovo bisogno. Fare soldi facili con l’usato. Creare una piattaforma e-commerce sicura, che sposi in toto la sostenibilità (riciclo, seconda vita agli oggetti) e che, rispetto ad altre piattaforme e app di compra e vendi, permetta di pubblicare velocemente annunci di vendita. La piattaforma deve essere costantemente alimentata per attirare sempre gli utenti spendenti. Al venditore che alimenta la piattaforma viene data la possibilità di fare guadagni maggiori perché non c’è nessuna commissione sul venduto. Così nascono e si impongono app come Vinted e Wallapop.
Il business delle App di Vendita diretta
Effettivamente, su Vinted o Wallapop, mettere in vendita un oggetto (vecchio o nuovo) è facile e veloce, non ci sono commissioni per chi vende e le spese di spedizione sono a carico dell’utente finale. Le spedizioni sono tracciate in app. Così la trattativa sul prezzo è affidata al venditore e acquirente. Inoltre, a differenza di altre piattaforme, ci si valuta reciprocamente scrivendo delle recensioni. In questo modo si va creando una community coesa e trasparente. Un luogo di scambio sicuro. Il venditore non va il furbacchione vendendo un oggetto per un altro e l’acquirente si auto-limita con le richieste. Un trionfo.
Ma ora che su Vinted e Wallapop c’è il mondo – anche gli influencer – è difficile emergere e farsi conoscere. Una strada, valida per tutti, è proporre oggetti ben conservati, di qualità e poi spingere con gli annunci a pagamento (come Subito.it / Ebay).
Attorno a Vinted si è innescato un business di buste per le spedizioni e libri magici che spiegano come vendere tramite app e generare un reddito passivo.
Il mio tesoro
Bisognerebbe fermarsi un secondo e chiedersi perché prima si andava all’eco-centro a buttar via abiti oppure si regalavano alla parrocchia o ai parenti. Oggi il retro pensiero sembra essere perché regalare abiti se posso guadagnarci qualcosa? Se è la sostenibilità (con tutte le buone intenzioni di cui sopra) che ci guida – evitare gli sprechi, riciclare e proteggere l’ambiente – quegli stessi oggetti potremmo tenerceli. Invece no, diamo una seconda possibilità a cose (anche nuove) che noi stessi non vogliamo più. Per me è un paradosso. O forse è un altro bisogno indotto dal marketing? Quel brivido di fare un piccolo affare racconta di noi e della nostra società.