martedì, Novembre 19, 2024
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    La guerra è finita! La pace non è ancora iniziata

    Preview della mostra

    La guerra è finita! La pace non è ancora iniziata.

    Lo scorso martedì 4 aprile ho partecipato, come member di Fondazione Imago Mundi, alla private preview della mostra La guerra è finita! La pace non è ancora iniziata alle Gallerie delle Prigioni di Treviso. Un’occasione unica di vivere la mostra in anteprima: visita guidata con Mattia Solari (curatore della mostra) e incontro con l’artista georgiana Eteri Chkadua.

    La guerra è finita! La pace non è ancora iniziata  | Ice Cream Opera d'arte di Eteri Chkadua

    I suoi due dipinti in mostra, In Black e Ice Cream, sono un mix di nostalgia e memoria attraverso le tecniche classiche della pittura. In un dipinto c’è una tavola imbandita e un fucile d’assalto, nell’altro una donna che si gusta un cono da passeggio mentre dietro ci sono i sacchi di guerra.

    È stato un pomeriggio interessante.

    Mi piacciono molto le visite guidate perché mi danno l’opportunità di guardare l’opera d’arte in modo completo, contestualizzandola, tracciando mentalmente un perimetro, un’angolazione precisa. Informazioni sulla vita dell’artista, la collocazione spazio temporale, quali tecniche ha utilizzato. Così ho un quadro d’insieme e posso guardare e valutare il messaggio dell’opera nel suo complesso.

    La guerra è finita! La pace non è ancora iniziata

    Ad accogliermi alla mostra La guerra è finita! La pace non è ancora iniziata c’è un grande pannello rosso dall’artista Alfredo Jaar con la famosa citazione di Antonio Gramsci (tratta da Quaderni del Carcere, Vo.1, No. 3, p. 311)

    Il vecchio mondo sta morendo. Quello nuovo tarda a comparire. E in questo chiaroscuro nascono i mostri.

    La guerra è finita! La pace non è ancora iniziata | Omaggio ad Antonio Gramsci

    La mostra parla quindi dei pericoli del nostro tempo? È un monito a non compiere gli stessi errrori del passato? Tutto è ciclico, tutto si ripete.

    Alla mostra La guerra è finita! La pace non è ancora iniziata sono esposte trenta opere d’arte che raccontano la guerra nelle sue brutture ed evoluzioni anche tecniche (un tempo si affrontavano gli eserciti in un campo di battaglia, ora ci sono soprattutto droni e bombe) e come la pace sia spesso solo un momento di tregua per avviare un nuovo conflitto. L’esposizione presenta opere di 15 artisti: Francesco Arena, Terry Atkinson, Massimo Bartolini, Eteri Chkadua, Maxim Dondyuk, Harun Farocki, Leon Golub, Alfredo Jaar, JR, Mario Merz, Richard Mosse, Pedro Reyes, Martha Rosler, Sim Chi Yin, Ran Slavin.

    Maxinm Dondyuk | Ucraina

    Ad aprire l’allestimento, in omaggio al presente, una selezione di scatti del fotoreporter ucraino Maxim Dondyuk, un excursus decennale, tra bombardamenti, fuoco, città distrutte, dalla Rivoluzione arancione nelle strade di Kiev del 2013 all’attuale fronte del conflitto, passando per la questione del Donbass. Personalmente non mi è piaciuta la scelta stilistica di riprodurre le immagini del fotoreporter su striscioni, lastre di marmo (ad indicare le lapidi quindi la morte) e un’installazione. Nel complesso ho trovato il tutto molto forzato. Essendo Dondyuk un fotoreporter avrei preferito lasciare parlare solo le immagini (forti e potenti) e allo spettatore la libertà di cogliere particolari e approfondire la tecnica fotografica che ha utilizzato in un simile contesto.

    La guerra è finita! La pace non è ancora iniziata. Orari ed apertura della mostra. L’esposizione presenta opere di 15 artisti: Francesco Arena, Terry Atkinson, Massimo Bartolini, Eteri Chkadua, Maxim Dondyuk, Harun Farocki, Leon Golub, Alfredo Jaar, JR, Mario Merz, Richard Mosse, Pedro Reyes, Martha Rosler, Sim Chi Yin, Ran Slavin

    Galleria delle Prigioni Treviso

    La galleria delle Prigioni è un luogo angusto, stretto, compatto. Del resto erano appunto delle prigioni. Per me la location non si presta ad essere riempita troppo di opere d’arte, video ed installazioni. In alcuni casi, lo spazio non mette in risalto le opere. Personalmente ci vuole ‘aria intorno’ per digerire certi messaggi. A mio avviso i video dei campi di addestramento israeliani ripresi da Ran Slavin oppure i due grandi quadri di Eteri Chkadua non sono valorizzati come meriterebbero. Ci vuole una certa distanza per ammirarli, per cogliere i particolari, i simboli, gli accostamenti cromatici e visuali.

    Mario Merz e Jr a Treviso

    Due presenze d’eccezione alla fine del percorso: l’igloo in terracotta coperto dalla scritta al neon “Se il nemico si concentra perde terreno, ma se si disperde perde forza” e realizzato da Mario Merz, celebre esponente dell’arte povera, e una nuovissima opera del francese JR, street artist tra i più quotati al mondo, che a Treviso ha mandato una stampa in negativo su legno di una foto di bambini profughi, colti in una corsa libera e carica di speranza verso il futuro.

    La guerra è finita! La pace non è ancora iniziata. L’igloo in terracotta coperto dalla scritta al neon “Se il nemico si concentra perde terreno, ma se si disperde perde forza” e realizzato da Mario Merz
    La guerra è finita! La pace non è ancora iniziata Jr street style a Treviso Galleria delle Prigioni
    L’opera del francese JR 

    War rugs – Fondazione Sergio Poggianella

    La guerra è finita! La pace non è ancora iniziata War rugs - Fondazione Sergio Poggianella

    La serie di tappeti afghani stesi a terra in un grande spazio delle Gallerie (questo sì che li esalta e permette di ammirarli alla giusta distanza) mi hanno emozionato. Sono stati prestati dal collezionista Sergio Poggianella di Rovereto. Sono decorati da ignoti con motivi bellici che partono dagli anni Sessanta e arrivano alla rappresentazione del crollo delle Torri Gemelle. I war rugs, o tappeti di guerra, sono vere e proprie opere d’arte per la loro valenza estetica, etica e sociale. Sulla loro superficie si addensa un ampio repertorio di visioni del potere che mette in scena i rapporti di forza tra gli Stati, un Afganistan dilaniato da decenni di invasioni e guerre civili. Questi tappeti sono stupendi, potenti e senza tante spiegazioni raccontano la società afgana degli ultimi decenni. Ci sono solo armi, aerei, momenti del 11 settembre 2001, momenti dell’invasione russa.

    Autore, date sconosciute, annodati a mano, le cui origini sono ancora oscure e da indagare.

    La guerra raccontata dalle televisioni

    L’orrore della guerra è oramai un palinsesto televisivo e si insinua nella quotidianità, come dimostrano i due interessanti video saggi di Fulvia Stano (Guerra. Un racconto per immagini) e Francesco Spampinato (Watch! Guardare il conflitto), in cui si ripercorre la figurazione delle guerre in tutta la storia dell’arte e all’epoca della “post-verità” e delle “fake news” con anche forzature costruite ad arte per plasmare l’immaginario collettivo. Oggi si fa la guerra anche con i droni, a distanza. Non ci sono eserciti che si combattono come nelle prime guerre mondiali ed il dolore, l’orrore sono affidati alle morti dei civili inermi.

    la prima “bandiera della pace” portata in marcia da Perugia ad Assisi nel 1961

    È in mostra anche la prima “bandiera della pace” portata in marcia da Perugia ad Assisi nel 1961, e altri lavori firmati da Terry Atkinson, Massimo Bartolini, Harun Farocki, Leon Golub, Richard Mosse, Pedro Reyes, Martha Rosler e Sim Chi Yin. Si possono vedere poi i video dei campi di addestramento israeliani ripresi da Ran Slavin, un letto in rame di Francesco Arena, simbolo della branda dei soldati.

    «È una visita dal “tempo lungo” perché ha bisogno di riflessione – commenta Enrico Bossan, direttore della Fondazione Imago Mundi – queste opere vogliono stabilire un dialogo tra loro e con il visitatore: il valore dell’ascolto è una strada verso la pace».

    Informazioni | La guerra è finita! La pace non è ancora iniziata

    In collaborazione con il Festival Biblico saranno ospitati Andrea Riccardi della Comunità di Sant’Egidio il 4 maggio alle 20.30, mentre sabato 6 maggio alle 11 il biblista Roberto Vignolo e alle 15.30 Marcello Spagnulo, ingegnere aerospaziale e consigliere scientifico di Limes. La mostra è aperta fino al 17 settembre con ingresso libero venerdì ore 15. 30-18. 30, sabato e domenica ore 10-13 e 15. 30-18. 30.  sabato e domenica ore 10-13 e 15. 30-18.30. 

    Link del sito

    Katia Querin
    Katia Querinhttp://www.katiaquerin.it
    Ciao sono Katia! Scrivo da sempre. Mi riesce facile mettere nero su bianco pensieri ed emozioni. Dal 2010 dico la mia sulla società grazie alle evoluzioni del digitale, i voli pindarici del marketing ed il potere della narrazione.

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