La città dei vivi di Nicola Lagioia ripercorre uno dei crimini più atroci degli ultimi anni. Nel marzo 2016, a Roma, il ventitreenne Luca Varani viene torturato e ucciso, senza alcun motivo, da Manuel Foffo e Marco Prato, due trentenni della borghesia romana, strafatti di cocaina e alcol.
Il romanzo non è semplicemente la ricostruzione di un delitto crudele ma è anche la cronistoria, con la precisione degna di un cecchino, della progressiva disgregazione della mente di due “normali” giovani di buona famiglia, in una città tanto affascinante, crudele, piena di storia e di brutture, infestata da topi e immondizia, immersa in corruzione e truffe, che urla ogni giorno l’eccessiva vivacità dei suoi abitanti e l’incapacità di vivere il tempo.
La città dei Vivi
Mi sono avvicinata a questo nuovo romanzo con timore. E se poi mi impressiono? Di nuovo? Avevo già letto La Ferocia (tra l’altro Premio Strega e Premio Mondello 2015), ero coinvolta a tal punto da sognarmi di notte la protagonista. Il libro mi è piaciuto tantissimo, anche se mi ha lasciato parecchio turbata.
La scrittura
Dell’efferato omicidio Varani, sapevo molto poco perché non mi piace la cronaca nera. Per tanto sono entrata nella storia La città dei vivi piano piano, con cautela, un passo alla volta. La ricostruzione dei fatti passa dall’analisi di atti giudiziari, documenti, intercettazioni, fino agli incontri con le persone che gravitavano intorno ai tre protagonisti.
La scrittura è intensa, magnetica, dolorosamente autentica, profondamente umana. Lagioia si mette in gioco, fino in fondo, senza alcuna retorica né presunzione. Riesce a dare vita ai personaggi coinvolti, evidenziando come la percezione non sia mai la stessa per tutti ma dipende da chi sta vivendo la situazione e come vuole, a volte testardamente, interpretarla.
L’omicidio Luca Varani
Pagina dopo pagina il racconto trascina sempre più dentro la storia, sempre più in basso, al di là di ogni razionalità o senso morale. Un libro che ti pone tante domande, a partire da come è possibile che delle vite siano così vuote e prive di valori. Con la cocaina che in alcuni momenti sembra l’unico collante tra queste decine di persone che si incontrano così, un po’ per caso. Un libro che ti riempie di tristezza e che sarà difficile dimenticare. Una cosa ho apprezzato in modo particolare, il fatto che Lagioia dedichi all’omicidio in se poche pagine di questo consistente volume.
Le circa 100 pagine centrali, in cui vengono ricostruiti quei 4 giorni di lenta ma consapevole discesa agli inferi attraverso stralci degli interrogatori inframmezzati dalle dichiarazioni rilasciate dalla moltitudine di persone che, anche inconsapevolmente, hanno preso parte ed in qualche modo influenzato la storia, sono angoscia pura, l’istante in cui Luca Varani muore, dico la verità, ho tirato un sospiro di sollievo.
La ferocia di Roma
La Roma subito fuori dalle mura è cattiva, brutale e maleducata, quasi priva di regole, fastidiosa, rumorosa e corrotta, in cui ciò che sembra l’unico motore che la tiene in vita è la spasmodica ricerca di soldi e sesso, e che ad una certa ora di ogni giorno si ricopre di un soffice strato bianco di cocaina. Roma devastata dall’incuria, dai rifiuti, dai gabbiani e dai topi. L’olandese turista che viene a Roma per i suoi incontri pedofili, le persone che buttano nel Tevere le biciclette. Roma feroce, oscura e degradata. Chissà i romani come si sentono a leggere queste brutture.
Conclusione
La città dei vivi inizia con una ricerca ossessiva dei perché, quasi fosse questione di vita o di morte. Ma poi Lagioia si deve arrendere al fatto che per alcune domande, semplicemente, non c’è una risposta. Il male esiste, così come esiste il bene.
Così come non c’è, a volte, una pena giusta e commisurata all’offesa, neppure la morte riesce a risarcire chi la morte l’ha subita.
Si ha la sensazione che quando la città dei morti, quella sotterranea, e la città dei vivi, arrivano ad incontrarsi nel mondo di mezzo, non solo questi fatti possono accadere, ma non possono non accadere, prima o poi.
Un fatto di cronaca che diventa letteratura?
Un libro che più che leggere, si vive?
Consiglio questo romanzo a chi ama Lagioia, a chi segue la cronaca nera, a chi è disposto a mettere in discussione la bontà dell’uomo senza giudizio.