Giulia Maria Crespi ci ha lasciato a 97 anni. Fu discendente della famiglia di cotonieri lombardi, cugini dei proprietari della fabbrica di Crespi d’Adda. Era chiamata la zarina, appellativo, di cui si dice, andava fiera. A metà anni 60 ereditò il Corriere della Sera che volle più vicino alla sinistra italiana. Quella scelta e, in seguito l’allontanamento di Montanelli dal Corriere, suscitò forte clamore. Fu tenace, persuasiva, insistente. Nella sua autobiografia Il mio filo rosso (Einaudi), pubblicata nel 2015, racconta che fu lei ad insistere perché Indro Montanelli si occupasse dei rischi ambientali di Venezia e della la Laguna. Nel 1975 fondò il FAI per recuperare e salvaguardare dalla decadenza e dall’oblio luoghi d’Italia di grande bellezza.
FAI – Fondo Ambiente Italiano
Amava ripetere la frase
Chi ha avuto molto, deve dare molto
Merate, 6 giugno 1923 – Milano, 19 luglio 2020
convinta del ruolo che il volontariato svolge nella società civile. Salvaguardia e tutela, certo, ma anche azione concreta. Di qui l’idea del FAI nel 1975 che fondò con Renato Bazzoni e di cui è stata fino all’ultimo l’anima ispiratrice. La formula era ambiziosa: convincere imprenditori, banche, aziende pubbliche a donare i beni oppure a rilevarli cedendoli al FAI per metterli in sicurezza e renderli fruibili. È lei la prima a metter mano al portafoglio. Con 500 milioni di lire acquista il monastero di Torba, in provincia di Varese. Giulia Maria Crespi si è spesa tantissimo per il FAI. Iniziative per salvaguardare sia singoli edifici, singole opere d’arte, sia aree pregiate, boschi. A 45 anni dalla sua fondazione, il FAI è ora una grande impresa culturale no-profit nazionale e le giornate del FAI sono uno straordinario successo di pubblico.
Onorificenze
Nel 2003 diventa Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana. “Per il notevole impegno civile, sociale e culturale a favore della collettività.” Presidente della Repubblica Ciampi.
Nel 2007 l’Università di Bologna le conferisce la Laurea Honoris Causa in Storia dell’Arte.
Il 19 luglio 2020 il FAI la ricorda con un tributo commosso e sincero.
«Una creatività inesauribile, una riluttanza per i compromessi, una passione per il dialogo, una singolare unità di ideali e concretezza, una noncuranza per le difficoltà – tanto più stimolanti quanto ardue – e una mai incrinata perseveranza ne hanno fatto una figura impegnativa per chiunque avesse a che fare con lei, ma al tempo stesso un esempio inimitabile e senza sfumature di ideali civici e di passione per la vita, per la cultura e per l’ambiente».